Essere madre non è un obbligo ma una scelta

Il diritto alla femminilità
non può compromettere
il dovere educativo di madre!

di Rossella Bufano

Interessante il caso trasmesso oggi a “Verdetto finale”. I protagonisti due genitori separati con una figlia adolescente di circa 15 anni che, dalla separazione dei due, vive con la madre.

Il padre chiede la domiciliazione della ragazza presso di sé perché nota un cambiamento nella figlia da un paio d’anni (da quando è andato via di casa): un’eccessiva attenzione all’aspetto estetico, fino ad aver espresso il desiderio di volersi rifare il seno. Premesso che la ragazza ha avuto problemi di sovrappeso e che per questo è stata anche presa in giro dai compagni di classe, egli imputa questo cambiamento al modello negativo dato dalla moglie (ancora tale fino a sentenza di divorzio), troppo concentrata sulla propria bellezza, tanto da essersi rifatta il seno dopo la separazione.
L’accusa, inoltre, di comportarsi come un’amica diciottenne e non come una madre per la figlia. La separazione è avvenuta a causa del tradimento e dell’abbandono del marito, che egli giustifica con una crisi del rapporto dovuta all’aumento degli impegni professionali della moglie e conseguente assenza in famiglia.

Ben si comprende il bisogno della stessa di piacersi, soprattutto dopo un tradimento e un abbandono per un’altra donna. Tuttavia la sua attenzione (ossessione?) per l’aspetto estetico è precedente, tanto da averle fatto rinunciare a altre gravidanze per non vedere nuovamente il proprio corpo trasformarsi.
Lo psicologo e psichiatra Luigi De Maio mette giustamente in evidenza che un padre ha difficoltà ad accettare che la propria figlia cresca e soprattutto ad accettarne la sessualità.

Non è normale pensare di rifarsi il seno a 15 anni

Tuttavia sconvolge il fatto che tutti, sia il pubblico, sia gli esperti intervenuti a esprimere il proprio parere sul caso (e il programma è solitamente attento ai messaggi che giungono ai telespettatori) hanno lasciato passare come assolutamente normale chiedere di rifarsi il seno a 15 anni. E quando il padre ha espresso il bisogno che sua figlia abbia altri valori oltre a quelli estetici, anche perché la bellezza è destinata a sfiorire, è stato accusato di essere un pessimista.

È vero che in televisione bisogna rifarsi il viso altrimenti non ti fanno lavorare. È vero che ormai le donne di spettacolo, come la Ciccolone intervenuta come opinionista, espongono visi da ventenni che non lasciano intravedere la loro reale età. È vero che bisogna rispettare chi opera la scelta di rifarsi parti del proprio corpo. Ma non è normale che una ragazzina esprima il desiderio di rifarsi il seno, prima che giunga a completo compimento lo sviluppo del suo corpo (e questo non avviene prima dei 17 anni, ma piuttosto oltre)! E non è normale neanche che in un periodo di crisi economica, di difficoltà a trovare lavoro e a soddisfare esigenze primarie, si lasci intendere che “rifarsi”, che spendere in chirurgia estetica sia diventata esigenza primaria come curarsi malattie. A quell’età si interviene sull’acne, si mette l’apparecchio ai denti se necessario, ma non si rifà il seno.

Per fortuna lo Stato italiano lo scorso anno ha approvato il Ddl n. 3703 che vieta l’impianto di protesi mammarie a donne che non hanno raggiunto la maggiore età. Come ha spiegato il sottosegretario alla salute Francesca Martini, si è reso necessario introdurre la legge per porre un freno all’incoscienza delle adolescenti che rincorrono le mode senza conoscere i rischi derivanti da un simile intervento.

Troppo spesso le madri sembrano in concorrenza con le figlie

Tutte le donne hanno il diritto di sentirsi “femmine”, di piacere e di piacersi, a tutte le età. Ma è sempre più dilagante il fenomeno di madri che sembrano in concorrenza con le figlie in abbigliamento e in comportamenti. Essere madri è ben altra cosa che essere amiche, è “dovere”, il dovere di essere guida, di educare, di dotare degli strumenti per affrontare il mondo. Sui figli non si possono riversare le proprie manie o insicurezze. Essere madri non è un obbligo, è una scelta che una volta compiuta e accettata comporta una seria assunzione di responsabilità.

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