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All’interno del nucleo familiare, sereno e affiatato, si distingue Eva, primogenita, inquieta nell’animo, alla ricerca di “qualcosa”, insicura e bisognosa di quell’affetto, che nemmeno lei è in grado di dimostrare, ma che riesce a esprimere solo attraverso lo scritto; uno scritto, però, che nessun editore vuole pubblicare. L’autrice definisce Eva «una donna che – presa dalle sue insicurezze e concentrata su se stessa – perde le sfumature della sua quotidianità. Probabilmente sceglie di viaggiare perché convinta di poter trovare le giuste risposte solo allontanandosi da casa. La vita, sfacciata ed incurante, spariglia le carte e sconvolge il cuore, nel bene e nel male. Anche il suo».
Nelle storie dei personaggi le certezze lasciano il posto a dubbi e a domande senza risposta. Le loro vite, principalmente quella di Eva e di Annina, sono abbandonate al destino, che inaspettatamente le riporta ai luoghi d’origine, dove trovano passato e futuro. Una storia forte, riportata con infinita dolcezza, quasi in punta di piedi per non sconvolgere la vita con la sua verità. Le parole scorrono rapide, intense, per raccontare le brutture del mondo con il disarmante sguardo della realtà, che coglie chiunque in qualsiasi momento, coinvolgendo, spesso, le persone più meritevoli. Ma parla anche della gioia provata quando si sente il calore e l’amore di una famiglia unita e in sintonia. Un libro commovente che, lo si accetti o meno, pone di fronte all’ambivalenza dell’esistenza umana: da un lato “cattiva” e dall’altro dolce e premurosa.
I protagonisti di questo romanzo, non sono tanto Eva, Pietro, Annina… Ma i sentimenti, quelli che legano o allontanano una famiglia, quelli che si vorrebbe rimuovere, ma cha fanno capolino sorprendentemente. Quelle emozioni, che fanno sentire in colpa colui e colei che le prova, anche solo per un minuto, e che rendono una persona vera, intensa, complicata e profonda. La gelosia per il proprio fratello, accentratore dell’affetto materno, la paura di vedere dentro di sé e scoprire una parte oscura, il disagio di vivere in un posto che non si sente adatto, questi e tanti altri sono i sentimenti che rendono il romanzo di Vittoria uno specchio della società moderna, animando i personaggi, ben delineati e affascinanti.
Con questo nuovo romanzo affronti il delicato rapporto tra fratelli. Perché, secondo te, è così difficile dirsi “ti voglio bene”? Perché tra Eva e Piero si è creata una crepa così profonda per un gesto, apparentemente, “insignificante”?
«Credo che i sentimenti, soprattutto quando veri e profondi, possano far paura. Spesso e volentieri è, dunque, più complicato dire “ti voglio bene” a una persona a cui ci si sente veramente legati. Ancor più un familiare. È proprio questa paura a mettere una distanza tra Eva e Pietro. Le ragioni che entrambi si raccontano, sono solo “apparenti”».
“A volte Eva sentiva il peso di quei 10 anni di differenza come un masso”. Perché è tanto importante per Eva questa differenza di età?
«Anche quella della differenza d’età, credo sia una ragione “apparente”. Tuttavia, è anche vero che Pietro entra nella vita di Eva e della sua famiglia, inaspettatamente. Spariglia le carte sul tavolo delle certezze di Eva, rappresentate, soprattutto, dal rapporto intenso e sicuro con suo padre Raffaele».
Tutti i personaggi hanno un carattere forte: come si sviluppano le loro forti personalità all’interno del tuo romanzo?
«I protagonisti della storia che racconto sono persone simili a molti di noi. Hanno dentro forza e fragilità. Vivono intensamente e, spesso, con paura. Più che “forti”, li definirei “umani”».
Il legame della famiglia Caruso è basato su silenzi e segreti, allora dov’è o in cosa consiste la loro magia?
«La magia della famiglia di Eva sta nel ritrovarsi…»
Perché Eva, nonostante le difficoltà e la mancanza di magia tanto decantata dalla nonna, continua a rimanere a Sciacca? Cosa la trattiene lì, forse il richiamo della terra di cui ha tanto bisogno?
«Immagino che, a trattenere Eva nella splendida Sciacca, sia una forza che la porta dritta dritta alle sue origini, proprio nel momento in cui lei è convinta di andare incontro al finale della sua storia».
Un altro protagonista è il calcio, o meglio l’amore sviscerato di un sedicenne per la sua squadra del cuore, la Juve. Come mai questa scelta?
«Pietro e io siamo accumunati da questo amore viscerale per la Juventus. Pur apparendo un “vezzo”, in realtà l’amore per il calcio si rivela valvola di sfogo per il ragazzo. Grazie alla sua Juventus, Pietro si ritaglia sempre uno spazio tutto per sé… Anche questo è importante, nella vita di tutti e, in particolare, in quella di un giovanissimo ragazzo pieno di gioia di vivere».
Approfondimenti
Bibliografia
– Coppola V., “Immagina la gioia”, Lupo editore, 2012.