Aspasia di Mileto

Il potere di una donna

nell’Atene del V secolo


di Sara Foti Sciavaliere

L’Atene di Pericle deve la sua grandezza politica, economica e culturale a una donna: Aspasia, l’etera dello stratega. Uno spirito intelligente, colta, in grado con la propria eloquenza di consigliare il compagno e di costruirgli intorno una cerchia di uomini di elevato intelletto. Ma queste stesse doti la rendono oggetto di spietati attacchi politici.

Aspasia nasce a Mileto, in Asia Minore, intorno al 468 a. C. In seguito all’espansione persiana , come accade per molti dei suoi concittadini, cerca rifugio ad Atene. Bisogna ricordare che all’epoca dell’arrivo di Aspasia, Atene è una città meno sviluppata rispetto a quelle dell’Asia Minore, dove in città quali Mileto si respira un clima di grande fervore culturale, di apertura mentale e di disponibilità al confronto con nuove idee e concezioni artistiche. Quindi i profughi dell’Asia Minore portano con sé un notevole impulso culturale. Ed è proprio Aspasia, di cui tutti riconoscono le capacità oratorie, che provvede a sviluppare la cultura e la sensibilità del suo amante Pericle.

Quando Aspasia arriva ad Atene, Pericle ha appena ripudiato la moglie e lei pare gli venga presentata da un concittadino. Lo stratego ateniese si innamora subito della bella milesia, della quale riconosce le grandi doti intellettuali. Secondo la testimonianza di Plutarco ella sedusse lo stratego proprio “in quanto dotata di una certa saggezza e abilità politica”. Vorrebbe farne sua moglie, ma non può malgrado sia libero: a ostacolarlo paradossalmente è una legge che ha emanato lo stesso Pericle qualche anno prima, proibendo il matrimonio fra ateniesi e cittadini stranieri. E Aspasia è straniera, quindi per lei c’è la condizione di etera, ossia una sorta di amante legalizzata. Una posizione che ha molti svantaggi: per esempio la mancanza di tutela e la costante esposizione ai lazzi; ma al contempo ha anche un vantaggio: seppure la donna è obbligata a vivere nel gineceo a disposizione dell’amante, a differenza di quanto accade con le mogli legittime non le impedisce di ricevere altre persone, uomini compresi.

Il gineceo di Aspasia si trasformò così in circolo culturale in cui si riuniscono le menti migliori dell’epoca: Anassagora, Protagora, Socrate, Sofocle, Fidia, Erodoto. Era per Pericle un luogo di ristoro, in cui poteva godere sia compagnia dell’amante che di quella di menti illuminate. Senza dimenticare naturalmente che per prima Aspasia, in quel circolo, aveva un ruolo centrale, alimentando le idee politiche di Pericle e fornendogli preziosi consigli per le decisioni difficili. Sembrerebbe addirittura che i discorso di lui siano stati scritti a quattro mani con Aspasia.

La condizione di etera, tuttavia, fa sentire il suo peso, soprattutto perché i nemici politici di Pericle ne fanno il bersaglio dei loro attacchi , non potendo colpire direttamente lui a casa della sua grande popolarità. Così sono le persone a lui più vicine a essere vittime di attacchi ingiusti, privandolo in tal modo di importanti consiglieri e screditandolo di fronte all’opinione pubblica  per la presunta disonestà delle persone che lo circondano. Molti amici di Pericle furono vittime di questi attacchi, tra di essi la stessa Aspasia che viene trascinata in tribunale con l’accusa di empietà e lenocinio. La sua difesa è presa personalmente dallo stratego che con un’appassionata arringa, riesce a commuovere i giudici  e a far assolvere la compagna che rischiava l’esilio se non la pena capitale.

Nel frattempo, Aspasia ebbe un figlio da Pericle, il cui nome è tramandato come Pericle il Giovane. Questi in via eccezionale venne iscritto nelle liste dei cittadini: la legge, infatti, non concedeva lo status di ateniese a chi fosse nato da donne straniere. Lo strappo alla regola fu concesso per esplicita richiesta di Pericle al popolo ateniese, dopo che lo stratega aveva visto morire di peste i due figli legittimi Santippo e Paralo. L’uomo per non morire dunque senza discendenti implorò il popolo di concedere la cittadinanza al figlio bastardo.

Intanto all’orizzonte si profilano nuovi attacchi contro la coppia sia da parte di nemici politici che delle matrone tradizionaliste. L’occasione per lo scatenarsi di nuovi colpi bassi si ha allo scoppio di due guerre. La prima è quella condotta a fianco di Mileto contro Samo: Pericle viene accusato di essersi lanciato in quella battaglia solo per difendere la patria di Aspasia; tuttavia l’infondatezza di tale accusa appare evidente se si tiene conto che la vittoria di Atene procura grandi ricchezze e  rinsalda l’alleanza marittima di cui è a capo. Se però Pericle riesce a superare incolume queste accuse, non scamperà a quelle per la tragica Guerra del Peloponneso, quando alle disfatte militari si aggiungono le decimazioni provocate dalla peste: anche in questa circostanza la responsabilità viene scaricata su Aspasia , accusata di aver indotto Pericle a iniziare la guerra per vendicare l’affronto subito da due sue cortigiane. Le accuse sono inconsistenti, ma riescono comunque a privarlo del potere per un anno, prima di riprendere in mano il governo della città, non essendoci nessun’altro in grado di sostenerne la gravosità. Appena tornato al potere, Pericle fa abolire la legge che nega la cittadinanza al figlio di Aspasia  e il matrimonio con una straniera. Le nozze tra i due amanti non vengono però celebrate, a causa della morte di Pericle, ucciso dalla peste.

Aspasia tuttavia si sposa quello stesso anno, il 429, pare proprio per volontà di Pericle, che sul letto di morte le impone un marito per essere certo che sia lei che il figlio abbiano una difesa contro i loro agguerriti nemici. Il nuovo marito, Lisicle, forse grazie ai buoni consigli di Aspasia, prende il posto di Pericle alla guida di Atene. Anche se solo per poco tempo, poiché muore prematuramente durante una spedizione navale. Da qui si perdono anche le tracce della bella e arguta Aspasia, la donna che contribuì alla grandezza dell’Atene di Pericle.

Approfondimenti
Figure magistrali tra le donne della Grecia antica
Aspasia, donna maestra di filosofi, non è unica nel suo genere, seppure altrettanto poco note. Possiamo infatti ricordare accanto a lei altre due figure. La prima è la famosa Diotima, sacerdotessa di Mantinea, autorevole maestra di Socrate nella Teoria dell’Eros, esposta nel Simposio platonico (201d – 212c). La seconda è l’arguta servetta di Tracia, illetterata ma saggia e audace a tal punto da saper porgere uno spiritoso insegnamento persino a un Talete che assorto nelle sue osservazioni astronomiche, rimane buffamente prigioniero in un pozzo, come ricordato nel Teeteto platonico.

Etera
Le etère, nella società della Grecia antica, erano cortigiane e prostitute sofisticate, che oltre a prestazioni sessuali offrivano compagnia e con cui i clienti avevano spesso relazioni prolungate.
Si trattava perlopiù di ex-schiave o straniere. Esse erano colte, libere e potevano gestire i propri averi, al contrario delle donne comuni. Le etére potevano essere delle compagne occasionali oppure concubine, potevano uscire a loro piacimento, avere una vita pubblica, coltivare libere frequentazioni e prender parte ai simposi maschili dai quali le donne erano invece di solito escluse. Spesso, come nel caso di Aspasia con Pericle, esercitavano una notevole influenza sui personaggi che frequentavano.
Famose etere, a parte la complessa figura di Aspasia, furono Frine, le due Laide (di Corinto e di Hykkara) e Taide.

 


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