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La vedova di Thut-ank-Ammon
Era la terzogenita delle sei figlie di Nefertiti e del faraone Amenopeth IV, meglio conosciuto come Akhenaton, il Faraone Eretico.
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Il loro regno durò otto anni, attraversato da fermenti religiosi, sociali e politici, ma la coppia era solida e in perfetta armonia. Lo dimostrano le tante raffigurazioni dei due regali sposi in atteggiamenti affettuosi e confidenziali.
Di questa regina, bella e intelligente si parla più che altro per essere stata la sposa di Thut-ank-Ammon. In realtà, nonostante la giovane età, Ank-sen-Ammon fu una donna di carattere, coraggio e intraprendenza come testimoniano i fatti citati nelle tavolette di Bogaz-Koy, provenienti dal regno degli Ittiti, nemici storici degli Egizi. Si trattava di una lettera con cui la regina faceva un’azzardata quanto inusuale richiesta al Re degli Ittiti. Di cosa si trattava?
Bisogna fare intanto una precisazione: il diritto di successione al trono, in Egitto, avveniva per via femminile: chi sposava la regina o la principessa-ereditaria, diventava Faraone.
Alla morte del faraone Thut, all’età di soli diciotto anni e in circostanze sospette, proprio come suo padre Akhenaton, il trono rimase vacante e con all’orizzonte la minaccia di una guerra dinastica. Minaccia abbastanza reale.
Il Gran Visir Eye, padre naturale della regina Nefertiti, non aveva mai nascosto le sue mire sul trono d’Egitto. In questo progetto lo appoggiava il generale Haremahb, spinto dalla stessa aspirazione. Eye, il katy ossia Gran Visir, che pure non aveva alcuna goccia di sangue reale (ma non era un fattore discriminante), costrinse la giovanissima vedova a sposarlo. Mentre si preparava ad andare incontro a quelle nozze che tanto aborriva, la regina oppose estrema resistenza. Amksenammon amava l’Egitto e il suo benessere e non voleva per il Paese un sovrano vecchio e malandato, che per di più era anche suo nonno, essendo il padre naturale della regina Nefertiti, sua madre.
Per evitare questa sodalizio, la regina fece la mossa politica più azzardata e coraggiosa, ma anche assai astuta: inviò al re degli Ittiti, con cui l’esercito egiziano era in guerra, il seguente messaggio:
“Mio marito, il Faraone d’Egitto Thut-ank-Ammon mi ha lasciata vedova e senza figli. Mi si dice che avete diversi figli maschi adulti. Mandatemene uno ed io ne farò il Faraone d’Egitto”.
Il re ittita, che temeva un tranello, ma che da buon diplomatico sperava in una risoluzione pacifica dei contrasti con l’Egitto, prese tempo e la sua risposta arrivò un mese dopo: era cortese e assai diplomatica, ma non decisiva.
Disperata, poiché le nozze con Eye si facevano sempre più vicine e non erano state ancora celebrate solo perché la tomba di Thut non era ancora pronta, in quanto morto da poco, la Regina inviò una seconda lettera. Questa volta il sovrano ittita comprese la grande opportunità che quell’intrepida donna gli stava offrendo e accettò. Ma era troppo tardi. Il messaggero ittita fu intercettato dalle spie di Eye e arrestato, la regina fu segregata nei suoi appartamenti in attesa delle nozze, che avvennero senza neppure aspettare che la tomba del defunto faraone Thut-ank-Ammon fosse completata, proprio per evitare nuovi imprevisti o colpi di scena. Testimonianze di quelle nozze sono un paio di Cartigli Reali in cui è celebrato l’evento ed in cui compare la coppia.
Eye morì meno di un anno dopo e puntualmente il generale Haremhab si fece avanti, scavalcando eventuali – se ce ne fossero stati – pretendenti appartenenti alla famiglia reale. La regina Anksenammon rifiutò sdegnosamente: aveva già mal sopportato l’atto di usurpazione da parte del Gran Visir, ma non tollerava l’ascesa al trono di un uomo dagli oscuri natali. Di lei, purtroppo, sparì ogni traccia fino a quando, più di tremila anni dopo, il suo sarcofago non fu rinvenuto in una tomba comune assieme ad altri membri di sangue reale.
Il generale, intanto, divenne ugualmente faraone, sposando – consenziente o meno – la principessa Baketammon, sorella di Anksenammon e primogenita di Nefertiti e Akhenaton. Questo faraone può considerarsi a ben ragione l’anello di congiunzione fra la XVIII, estinta con il giovanissimo Thut-ank-Ammon e la XIX Dinastia dei Ramessidi, a tutti gli effetti considerati degli usurpatori.