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La prima medichessa
Su questa figura realtà e leggenda si mescolano, ma è fuori di dubbio che è stata la prima donna medico a dedicarsi allo studio dell’ostetricia e della ginecologia. E dalle sue ricerche ebbero origine alcuni trattati che sono alla base del sapere medievale. Vissuta nell’XI secolo, operò nell’ambito della scuola medica salernitana.
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Della biografia di Trotula si sa pochissimo. Pare che sia nata a Salerno intorno al 1050 e che la sua famiglia fosse tra le più nobili della città, quella dei de Ruggero, nota per aver donato a Roberto il Guiscardo parte dei propri averi per la costruzione del Duomo di Salerno. Alcune fonti sostengono che fosse una donna molto bella, amata teneramente dal marito medico, Giovanni Plateario, da cui ebbe due figli, Giovanni junior e Matteo, tutti destinati anch’essi alla professione medica. Insieme al genitore sono ricordati come Magistri Platearii.
Della vita di Trotula non sappiamo altro, se non che alcune la identificano tra le Mulieres Salernitanae ovvero le appartenenti a quella cerchia di studiose che insegnavano o erano attive intorno alla Scuola medica di Salerno, occupandosi dello studio e della cura delle malattie femminili e di tutte le questioni legate al parto e alla gravidanza. Grazie alle sue origini, Trotula infatti ebbe l’opportunità di intraprendere studi superiori e di medicina. Fu celebre nel Medioevo in tutta Europa e l’idealizzazione della sua figura, divenuta quasi leggendaria, ha portato alcuni studiosi a metterne in dubbio la storicità.
La presenza di Trotula nella Scuola Medica Salernitana, secondo i suoi sostenitori, sarebbe suffragata anche dalla sua coerenza sia con la cultura medievale longobarda, in cui la donna condivideva con l’uomo le responsabilità politiche e religiose e spesso anche militari, sia con l’organizzazione stessa della scuola medica, che non precludeva l’accesso alle donne all’arte medica né al divenire Magistra. A sostegno di quest’ultima affermazione, va ricordata la circostanza secondo cui la salute delle donne nel medioevo era affidata esclusivamente a mani femminili.
Un segno dell’importanza di questa Mulier Salernitana lo riscontriamo nel fatto che le venne dedicato il conio di una medaglia di bronzo diffusa a Napoli nel 1840 e conservata nel Museo provinciale di Salerno.
La sua attività medica e i suoi scritti
Trotula ebbe idee innovative sotto molti aspetti: considerava che la prevenzione fosse l’aspetto principale della medicina e diffondeva nuovi e, per l’epoca, insoliti metodi, sottolineando l’importanza che l’igiene, l’alimentazione equilibrata e l’attività fisica rivestono per la salute. Non ricorse quasi mai a pratiche medievali rivolte all’astrologia, alla preghiera e alla magia. In caso di malattia consigliava trattamenti dolci che includevano bagni e massaggi, al contrario dei metodi più “forti” spesso utilizzati a quel tempo. I suoi consigli erano di facile applicazione e accessibili anche alle persone meno abbienti.
Le conoscenze di Trotula in campo ginecologico furono eccezionali e molte donne ricorrevano alle sue cure. Fece nuove scoperte anche nel campo dell’ostetricia e delle malattie sessuali. Cercò nuovi metodi per rendere il parto meno doloroso e per il controllo delle nascite, si occupò del problema dell’infertilità, cercandone le cause non soltanto nelle donne, ma anche negli uomini, muovendosi controcorrente rispetto alle teorie mediche dell’epoca. Annotò queste scoperte nella sua opera più conosciuta il “De passionibus Mulierum Curandarum” (“Sulle malattie delle donne”), divenuto successivamente famoso col nome di “Trotula Major”, quando venne pubblicato insieme al “De Ornatu Mulierum” (“Sui cosmetici”), un trattato sulle malattie della pelle e sulla loro cura, detto “Trotula Minor”. I due testi erano scritti in latino medievale, una lingua diffusa in tutta l’Europa.
Il primo, di cui ci restano frammenti, è un trattato formato di sessantaquattro capitoli, ma ne mancano i primi dodici, le fu richiesto da una nobildonna ed era indirizzato alle donne. “Siccome le donne sono più fragili degli uomini, sono più soggette a malattie specialmente negli organi impegnati nei compiti voluti dalla natura. Siccome tali organi sono posti in parti intime, le donne, a causa del pudore, non osano rivelare al medico le loro indisposizioni”. Trotula sperimenta questo problema quandos i trova ad affrontare la disfunzione all’utero di una giovinetta. La causa della malattia era rimasta nascosta perché il medico non aveva potuto visitarla direttamente, ma per interposta persona (una sua collaboratrice), con il risultato di sbagliare la diagnosi. La medichessa salernitana, invece, che poté condurre la visita in prima persona, si rese immediatamente conto della malattia con cui aveva a che fare, potendo indicare così la terapia adeguata.
La trattazione del “De passionibus Mulierum” risulta straordinaria anche perchè, per la prima volta, una donna medico parla esplicitamente di argomenti sessuali, senza coinvolgervi nessun accenno ai principi morali sessuofobici tipici del Medioevo. Trotula parla senza remore della necessità di una corretta vita sessuale e sottolinea come un’astinenza forzata possa provocare danni fisici. Da buona pragmatica è anche in grado di dare consigli per contenere la forza del bisogno sessuale. Il suo approccio è dunque sempre medico e non lascia spazio alle reticenze moralistiche: per esempio, è consapevole che una donna con l’utero stretto, in caso di gravidanza, potrebbe trovare la morte, quindi dopo aver consigliato di evitare rapporti sessuali, afferma anche che se non se ni riesce proprio a farne a meno, bisogna utilizzare i sistemi anticoncezionali.
A Trotula si deve anche un trattato sulla cosmesi, il “De Ornatu Mulierum” o “Trotula Minor”, che offre una serie di consigli pratici su come ottenere buoni risultati estetici con il trucco appropriato, ma anche su come curare alcune malattie della pelle: scrive, di fatto, di rimedi per il corpo, di pomate e di erbe medicamentose per il viso ed i capelli e dispensa consigli su come migliorare lo stato fisico con bagni e massaggi. Questo argomento non rappresenta un aspetto frivolo dei suoi testi, per Trotula lo sguardo sulla bellezza di una donna ha a che fare con la filosofia della natura cui si ispira la sua arte medica: la bellezza è il segno di un corpo sano e dell’armonia con l’universo.
Le controversie sulle sue opere
I suoi scritti vennero utilizzati fino al XVI secolo come testi classici presso le Scuole di medicina più rinomate. Il “De Passionibus Mulierum”, il trattato che segna la nascita dell’ostetricia e della ginecologia come scienze mediche, soprattutto, venne trascritto più volte nel corso del tempo subendo numerose modifiche; inoltre, come è capitato per altri testi scritti da una donna, venne impropriamente attribuito ad autori di sesso maschile: ad un anonimo, al marito o ad un fantomatico medico “Trottus”.
La ricostruzione della sua opera è legata infatti a una complessa querelle storiografica che portato appunto alla controversia sull’attribuzione di alcune sue opere. In particolare storici come Hieserman o i coniugi Singer hanno ritenuto una forzatura di Salvatore De Renzi l’attribuzione a Trotula del “De Passionibus Mulierum” , che secondo loro invece sarebbe da considerare opera di un certo Eros, liberto di Giulia figlia di Augusto. Alcuni poi vogliono che il trattato sia stato scritto da un medico posteriore vissuto probabilmente nei primi del XIII sec., ma egli stesso confessa di averlo tratto dall’opera di Trotula.
Nel XIX secolo alcuni storici, tra cui il tedesco Karl Sudhoff, negarono la possibilità che una donna avesse potuto scrivere un’opera così importante e cancellarono la presenza di Trotula dalla storia della medicina. La sua esistenza fu però recuperata, con gli studi di fine Ottocento, dagli storici italiani per i quali l’autorità di Trotula e lìautenticità delle Mulieres Salernitanae sono sempre state incontestabili.
Quello di Trotula è un interessa ad ampio raggio per le donne, finalizzato a rendere la lor vita più semplice e meno dolorosa. Non proprio una femminista anti litteram, come a volte è stata considerata negli anni Settanta del Novecento, ma senza dubbio una donna che, a partire dalla propria femminilità e utilizzando la sua intelligenza, cerca di contribuire a migliorare l’esistenza del sesso debole.
Approfondimenti
Bibliografia
– E. Maderna, “Medichesse. La vocazione femminile alla cura” (II versione), Aboca, 2014
– P.Presciuttini, “Trotula”, Meridiano zero, 2013 – Romanzo