1° Marzo: la festa delle donne nell’antica Roma
di Sara Foti Sciavaliere
Questo è il mese della Festa delle Donne, che ricorre l’8 marzo, ma non è ricorrenza recente. Seppure per ragioni diverse, già nell’antica società romana si usava ricordare una giornata in cui le donne erano protagoniste: le Matronalie. La festività cadeva alle calende di marzo, anche dette femineae kalendae, l’inizio dell’antico calendario romano ed era riservate alle donne che avevano contribuito alla cessazione della guerra.
|
Le Matronalia si festeggiavano il 1° marzo perché in onore di Giunone Lucina, fin dai tempi di Romolo e Tito Tazio. Le donne romane recavano fiori e incenso al tempio di Giunone Lucina sull’Esquilino, la cui costruzione era tradizionalmente fatta risalire, appunto, al primo giorno di marzo del 375 a.C., e facevano dei voti per la gloria dei loro mariti. Era costume che in questa occasione gli uomini facessero dei doni alle mogli e alle madri. Il collegamento col culto di Giunone Lucina, protettrice delle nascite, trasformò la festività nella celebrazione delle nascite.
Si trattava in verità di una sorta rivisitazione della cerimonia privata del matrimonio, in cui lo sposo faceva dei doni alla sposa, la quale, a sua volta, lodava il marito. Tale celebrazione veniva quindi ritualmente ripetuta all’inizio dell’anno nuovo, come rinnovo dei voti nuziali.
In epoca medievale, in questo periodo si era soliti tornare nella propria città d’origine, andando a visitare la chiesa “della propria madre”: era un’occasione, per tutti coloro che si erano spostati in altre località, per tornare a visitare i parenti rimasti nel luogo di nascita.
I servitori avevano l’autorizzazione di cogliere fiori dai campi dei loro padroni, e potevano avere giorni di riposo dedicati al ritorno a casa e portare in dono i fiori alla propria mamma. Quindi va a coincidere con quella che noi celebriamo come la Festa della Mamma che per noi è slittata a maggio, probabilmente per accordarci con gli altri Paesi occidentali.
Approfondimenti
Tempio di Giunone Lucina
Il tempio di Giunone Lucina era un tempio dell’antica Roma, dedicato sul colle Esquilino all’omonima divinità, protettrice delle partorienti, e qui si celebravano le Matronalia. Già prima dell’edificazione del tempio sull’Esquilino il culto di Giunone Lucina era già attivo in un bosco sacro (lucus, da cui potrebbe derivare l’epiteto della dea Lucina).Varrone assegna l’introduzione del culto a Tito Tazio, re dei Sabini.
Nel 190 a.C. il tempio fu colpito da un fulmine, che ne danneggiò timpano e porte. Nel 41 a.C., il questore Quinto Pedio costruì o ristrutturò un muro che probabilmente recintava sia il tempio sia il bosco sacro. Alcune iscrizioni ne testimoniano l’esistenza anche in età imperiale. Tuttavia del tempio non vi è alcun riscontro archeologico. Dalle fonti si sa che sorgeva sul versante settentrionale dell’Esquilino, all’interno del bosco sacro in cui già di tradizione il culto per la dea. Secondo Plinio il Vecchio si trattava di un antico bosco di loti. Era opinione di Varrone invece che il tempio sorgesse sul monte Cispio, nei pressi del sesto sacrario degli Argei. Probabilmente doveva collocarsi poco a ovest della Basilica di Santa Prassede e appena a nordovest della Torre Cantarelli, nei cui dintorni sono state rinvenute iscrizioni relative al culto.