Un viaggio intenso nella terra salentina
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Accanto alla protagonista Alessandra, trasferita al Nord per lavoro, e agli altri personaggi, Mirella, Mina, Luca e Paolo, incombe, forte e necessaria, la presenza del passato con le sue “memorie”, del Salento, con il suo vigore e la sua magia, dell’amicizia e della solidarietà, principalmente tra donne. Ci sono la gioia e la delusione, il dolore e la felicità, la fiducia e l’amarezza. Ci sono i sentimenti in tutto il loro variegato mondo che rendono la vita imponderabile, maledetta, osannata, unica.
Nella vita dei personaggi è facile immedesimarsi, trovare le stesse emozioni, i pensieri, gli sbagli, il rimpianto per quello che si è perso, ma soprattutto per la stupidità e la leggerezza con la quale, spesso, si commettono errori che si pagano per il resto della propria esistenza. È facile ritrovarsi in una vita resa monotona dalla quotidianità e dagli impegni che spesso distraggono e fanno dare per scontato che quella sia la felicità, che quello sia il modo giusto di vivere, che quello sia il percorso che si desidera o l’obiettivo che si voleva raggiungere.
Il romanzo di Valentina non si limita a esporre la vicenda di una donna che cerca lontano dalla sua terra una nuova esistenza, un nuovo inizio dopo una sofferta separazione sentimentale. Racconta l’amicizia tra “emigrate” che ritrovano nella loro “meridionalità” condizione necessaria a superare la malinconia per il distacco dalle radici, di ritornare sui propri passi per capire se la via intrapresa la condurrà dove agogna. Inoltre “Memorie di Negroamaro” offre al lettore l’opportunità di riflettere sul mondo, sulla vita, sul destino, di guardarsi attorno e soffermarsi sulle brutture della vita stessa senza diventare pesante o drammatico.
Quando Valentina affronta il dolore lancinante di una madre che perde prematuramente il proprio figlio, lo fa con una tale delicatezza e una naturalezza che rende la vita scritta uguale a quella reale e mostra che la sofferenza fa parte del DNA umano e che è il modo di affrontare le disgrazie e il dolore che rende forti e fa sorridere di fronte alle avversità tenendo duro e lottando, mostrando coraggio e determinazione.
Ed è proprio il coraggio un elemento costante dei personaggi, soprattutto femminili. In particolare ha destato il mio interesse Mina. Da sola ha cresciuto suo figlio, ha sacrificato la sua felicità per lui, dedicandovisi anima e corpo. Il tormento per la sua perdita è inimmaginabile, ma non si lascia abbattere dall’infausto fato e trova nella sofferenza la forza di andare avanti, di ringraziare chi le è stato vicino in un momento tanto difficile. È una magistra vitae, un esempio a cui tutti dovrebbero rifarsi nei periodi bui della vita, perché dietro l’angolo si potrebbe nascondere la vera gioia.