La danza di Aracne
di Dora Foti Sciavaliere
La Tarantata comincia ad agitarsi, a stendersi sul pavimento, a dimenarsi ;si avvicina ai musicisti, copre con ampi passi lo spazio intorno a lei assumendo atteggiamenti disinibiti sino a raggiungere un fascino quasi erotico. La sua danza è accompagnata dal ritmo frenetico di tamburelli, quasi ad incitarla a continuare fino allo sfinimento. |
Nel Salento,secondo la credenza popolare, il tarantismo era una malattia provocata dal morso della tarantola (Lycosa tarentula), un ragno, che si manifestava soprattutto nei mesi estivi della mietitura e che provocava uno stato di malessere in cui musica, danza e colori rappresentavano gli elementi fondamentali della terapia che consisteva, appunto, in un esorcismo musicale, coreutico e cromatico. Il morso, nei tempi passati, assumeva un pretesto per risolvere traumi, frustrazioni, conflitti familiari, e vicende personali: un amore infelice, la perdita di una persona cara, le crisi legate alla pubertà e condizioni socio-economiche difficili.
La donna che ne cade vittima, viene guidata dalla musica a battere i piedi seguendone il ritmo come per schiacciare il ragno, compiendo svariati giri e movimenti acrobatici, finché, stremata dagli sforzi, crolla a terra. La tarantata si diceva, così, graziata da S. Paolo, e veniva condotta presso la cappella del Santo, a Galatina, per bere l’acqua sacra del pozzo adiacente ad essa.
La figura di San Paolo è legata al tarantismo per la leggenda che narra come S. Paolo un giorno, durante le sue predicazioni in Giudea, si vide circondato da serpi, vipere e bisce, raccolte dai giudei per spaventarlo e costringerlo a non predicare la parola di Gesù. Ma San Paolo, con un segno di croce, fece scappare le brutte bestie che vennero schiacciate dal popolo.
Nella danza della tarantata, quella che ho voluto raffigurare nella mia opera illustrata,si ritrovano elementi (il ragno e il mezzo volto femminile, a destra, in parte celato da una maschera) che fanno riferimento alla mitica vicenda greca di Aracne: la trasformazione della donna in ragno. Cosicché diventa parallelismo del tarantismo rappresentando l’incarnazione di un mito al femminile, essendo manifestazione, collegandoci alla sua storia, di una forma di eros proibito e sfogo dai condizionamenti di una società rigidamente patriarcale, caratteristica del passato meridionale.