Il rugby è uno sport per donne?

Bando ai pregiudizi, per andare oltre i propri limiti 

di Giacomo Civino 

Se si pensa che il rugby sia uno sport per soli uomini ci si sbaglia di grosso. Nel Bel Paese sempre più ragazze intraprendono la via della palla ovale, in particolare le donne over 35. Se si vanno ad analizzare i numeri di Federugby disponibili anche sul loro sito notiamo come siano 3.177 le bambine tesserate tra i 6 e i 12 anni, in questa fascia di età si gioca con squadre miste. Nella categoria under 14 il numero delle praticanti scende a 1.249. In under 16 categoria in cui avviene la divisione tra uomini e donne scende ulteriormente a 1.001. Mentre le atlete salgono esponenzialmente nella categoria seniores con 2.438 tesserate.

Le donne si avvicinano principalmente a questo sport per diversi motivi: Conoscere e superare i propri limiti. Il rugby è uno sport di contatto conoscere sé stessi e i propri limiti è importante e superarli è una parte chiave del gioco.

Fare squadra. Nel rugby l’unità e la coesione con i propri compagni è un punto cardine, dentro e fuori dal campo ci si sentirà sempre e comunque in una grande famiglia.

Rugby union vs. Xrugby
Al momento sono due le varianti del rugby nel nostro paese. Da una parte abbiamo il classico rugby union con la serie A con 19 squadre le quali si contendono il titolo di migliore squadra d’ Italia con una formula 15 vs 15, con il regolamento del rugby Union.

Dall’altro abbiamo una nuova formula del rugby seven (con solo 7 giocatrici in campo), il quale è stato riadattato togliendo alcuni movimenti chiave del rugby seven, per renderlo più sicuro e fruibile a tutte le donne che ne prendono parte. Mischia a tre giocatrici senza possibilità di spinta, obbligo di effettuare placcaggi solo a partire dalla linea delle spalle, coinvolgimento di non più di due atlete per squadra su ogni punto di incontro,non più di tre atlete per squadra in maul, calci di spostamento non oltre l’altezza delle atlete,non sarà possibile tentare di trasformare le mete: verrà istituita una “zona rossa” delimitata da appositi coni, che garantiranno sette punti in caso di meta all’interno degli stessi, mentre le mete realizzate al di fuori di tale area avranno valore di cinque punti.

Per chiunque non fosse amante del puro contatto, ma fosse comunque interessata a questo fantastico sport, potrebbe ugualmente giocare a touch rugby, dove il placcaggio non è un movimento contemplato (per fermare il proprio avversario sarà sufficiente toccare l’avversario).

C’è spazio per tutti?
Il rugby è uno sport altamente inclusivo non importa il proprio fisico o le proprie abilità nel rugby c’è davvero posto per tutti.

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