La Nazionale Italiana Rugby Sordi

In un’intervista ad Alan Valentino Convito
l’esperienza di inclusione di atleti non udenti

di Giacomo Civino 

La Nazionale Italiana Rugby Sordi è una società sportiva mirata alla ricerca di ragazzi con deficit uditivo. I suoi giocatori sono tutti segnanti, oralisti (basato sulla lettura delle labbra) o impiantati, l’importante è che abbiano già esperienza o vogliano apprendere il gioco del rugby. Scopo fondamentale di questa società è sviluppare l’integrazione o ancora meglio l’inclusione di sordi tra gli udenti.

L’associazione sportiva “Italia Rugby Sordi” viene fondata ufficialmente nel 2015.L’idea è nata nel 2011 da Loris Landi, attuale giocatore e consigliere, dopo essere venuto a conoscenza della presenza nel mondo di squadre riservate ad atleti affetti da sordità. Nel 2013 si è svolto il primo raduno con la partecipazione di pochissimi atleti, solo otto.  Nel settembre 2014 questa squadra, formata da soli tredici membri, disputa il primo triangolare ponendola come realtà nascente del rugby nostrano. Il 2015 è l’anno della creazione effettiva del team che riesce a formare finalmente una squadra competitiva.  Il culmine, fin ora, si è raggiunto nel 2018 con cinque atleti italiani che hanno partecipato al mondiale tenutosi in Australia con la maglia dei Dragonflyes Barbarians. Nel 2019 due dei loro atleti sono stati selezionati per la nazionale di Rugby League.

Il presidente e giocatore Alan Valentino Convito ci ha spiegato approfonditamente come si è sviluppato il progetto e quali sono i piani per il futuro.

Perché nasce il progetto Abnormals?
Gli Abnormals nascono grazie a Loris Landi, uno dei primi rugbisti sordi in Italia e attuale capitano della squadra. Loris ha voluto iniziare il progetto nel 2011, dopo esser venuto a conoscenza che nel mondo ci sono molte nazionali di rugby riservate ad atleti con deficit uditivo. Da quel momento ha cercato di creare una squadra anche in Italia. Ci sono voluti due anni e, finalmente, nel 2013 è riuscito a reclutare otto ragazzi riuscendo a organizzare anche un primo raduno a Misano. Da lì le cose dono diventate leggermente più facili e siamo arrivati, nel 2015, a contare 18 membri stabili del team. Il progetto di Loris era quello di condividere la sua passione e insegnare i valori di questo sport, che possono essere considerati rari nella società attuale. Il rugby, è un ottimo metodo per aiutare i ragazzi sordi a integrarsi nella società udente poiché non è un sport individuale, al contrario se giochi da solo sei morto. Devi fare gruppo in maniera obbligatoria, quale miglior sport quindi se non il rugby per insegnare dei valori e l’integrazione?

Quanto è stato duro il cammino per arrivare a formare la nazionale?
Per creare la Nazionale Italiana Rugby Sordi ci sono voluti quattro anni. Poche persone venivano a provare per poi rinunciare in favore di altri sport. Pensavano che il rugby fosse uno sport violento, a causa delle immagini che raffiguravano i giocatori con ferite e sangue dappertutto. Ciò per noi è motivo di orgoglio, ma, per coloro che non conoscono la cultura della palla ovale tutto questo può sembrare una mostruosità.

Abbiamo passato molti anni a spiegare a tutti i ragazzi che è una sport fisico e duro ma non violento.Certamente la cultura in Italia non ci aiuta e noi, per “convertire” un ragazzo alla cultura del rugby dobbiamo impiegare molto tempo. Ma ci siamo riusciti.

Come è stato accolto il progetto Nazionale Italiana Rugby Sordi da parte della Federazione e da parte del mondo ovale?
Da parte del  mondo ovale c’è stato e c’è ancora un grande entusiasmo verso la nostra squadra. Riceviamo continuamente inviti per partecipare ai vari eventi e/o amichevoli. Riceviamo supporti e sostegni di ogni genere, dalla segnalazione di ragazzi sordi che militano nelle squadre di club,la partecipazione come staff in vari eventi o anche di atleti udenti che indossano la nostra maglia.

La FIR ci ha ricevuto per parlare del progetto e ha espresso interesse, ma queste sono rimaste solo parole. Il tutto è ancora allo stato embrionale nonostante, li avessimo contattati più volte, non solo mandando il nostro statuto insieme alle prove dei  raduni/eventi a cui abbiamo partecipato. Siamo stati anche ospiti della trasmissione Rugby Social Club di DMAX dove chiedevamo il riconoscimento della Nazionale Italiana Rugby Sordi, purtroppo neanche questo è stato sufficiente.

Come viene strutturato un allenamento?
Gli allenamenti vengono organizzati in base alla durata dei raduni. Solitamente effettuati dal venerdì alla domenica. L’orario di ritrovo è verso le 19:30 al campo ospitante, per poi iniziare l’allenamento congiunto con squadra che ci ospita, seguiti dal nostro allenatore. La stessa cosa vale sia per il sabato. Le sedute sono di circa due ore. Gli allenamenti si concentrano soprattutto sull’aspetto tecnico e tattico con l’obiettivo di preparare la squadra e i giocatori per l’amichevole della domenica pomeriggio. Può accadere che si giochi anche di sabato pomeriggio. Questo permette che la domenica mattina sia dedicata al defaticamento e alla correzione degli errori commessi durante il match.

Comè stato avere dei rappresentanti al mondiale in Australia?
Immenso orgoglio per i ragazzi che hanno partecipato. Loris, Alan, Frank, Alban e Ivan sono i 5 atleti che sono riusciti ad andare in Australia nonostante le difficoltà economiche (avendo pagato di tasca propria il viaggio e il vitto). Gli atleti della Nazionale Italiana Rugby Sordi si sono distinti durante la competizione, giocando nei Dragonflyes Barbarians insieme ad altri cinque atleti argentini (anch’essi di origini italiane!). Facile immaginare la loro felicità nell’aver trovato altri fratelli.

Purtroppo hanno perso quasi tutte le partite, contro nazionali che si erano preparate appositamente per il Mondiale (quindi atleti selezionati specificatamente per il Seven), perdendo per poche mete di differenza. L’esperienza del Mondiale per i ragazzi è stata essenziale, hanno sentito di aver raggiunto un obiettivo importante da quando hanno iniziato. Questo non può che farci grande piacere, la partecipazione ad un mondiale era uno dei nostri obiettivi. Il nostro piccolo rimorso è non essere riusciti a iscrivere l’intera squadra, sempre per motivi economici. Non siamo riusciti a ottenere supporto finanziario dalla FIR o da altri enti riconosciuti nel mondo del rugby.

Quali sono i prossimi impegni e i prossimi progetti?
I nostri sforzi sono completamente concentrati nel preparare la squadra, organizzando raduni nei prossimi mesi, per partecipare al campionato nazionale di beach rugby. L’obiettivo è di partecipare ad almeno quattro tappe, situazione finanziaria permettendo. Stiamo cercando sponsor e contributi affinché questo si realizzi. Il progetto principale resta sempre quello di cercare nuovi atleti sordi, giocanti e non, affinché possano unirsi alla nostra squadra. Cercheremo in tutti i modi di far crescere il movimento della palla ovale all’interno della cultura sorda.

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