Francia 2019: Mondiali di calcio femminile

L’attenzione dei media sulla nazionale azzurra che si tinge di rosa

di Giacomo Civino

L’ultima partecipazione al mondiale nel 1999: I mondiali si svolgevano negli Stati Uniti, in casa della squadra di calcio femminile più titolata al mondo che infatti, pure in quell’edizione, portò a casa la vittoria. Per l’Italia era la seconda partecipazione in assoluto, dopo quella d’esordio nel 1991. Oggi, a distanza di vent’anni esatti, le azzurre tornano a giocarsi un campionato del mondo con la speranza concreta di ben figurare e con un’attenzione – mai come stavolta – altissima.

La nazionale italiana allenata da Milena Bertolini disputerà la sua prima partita in Francia domenica 9 giugno contro l’Australia, l’avversario più temuto del girone C, di cui fanno parte anche Brasile e Giamaica (unica nazionale alla portata delle azzurre). L’incontro verrà trasmesso in diretta tv sulla Rai, che ha comprato i diritti per 15 match, mentre Sky Sport garantirà una copertura completa della competizione.

L’attenzione dei media per il femminile è una novità assoluta, segno di un business che cresce: secondo l’ultimo Report del calcio in Italia, realizzato dal Centro Studi della Federazione Italiana Giuoco Calcio con Arel e PwC, il campionato europeo 2017 aveva raggiunto un’audience mondiale di 178 milioni di utenti, 50 milioni in più dell’edizione precedente. Per Francia 2019 si punta al miliardo di spettatori, tra tv e streaming. Un’occasione ghiotta anche per gli sponsor: sarà Nike il fornitore ufficiale del torneo e supporterà per tre anni l’iniziativa Together #weplaystrong dell’Uefa in favore dello sviluppo del calcio femminile. Da giorni gira in rete lo spettacolare spot realizzato appositamente per i mondiali.

Certo, i numeri italiani sono ancora modesti: 23.903 calciatrici tesserate di cui 14.266 impegnate nell’attività dilettantistica, un’inezia rispetto ai 2 milioni e mezzo di Usa e Canada. Tre milioni e mezzo di euro di budget contro i 25 messi a disposizione per i maschi. Solo dallo scorso settembre la serie A e B femminili sono entrate nel calcio che conta ottenendo di essere “amministrate” direttamente dalla Figc – con la neonata Divisione Calcio Femminile – e non più dalla Lega dilettanti: un traguardo importante, raggiunto al termine di un braccio di ferro federale e di uno sciopero delle atlete che ha rimandato l’inizio del campionato e la disputa della finale di Coppa Italia 2018, ma che non sana il vulnus più grande, quello contrattuale.

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