Una raccolta di storie e leggende popolari del Biellese
|
Questo libro è una raccolta di storie e leggende popolari del Biellese, un chiuso e operoso territorio montano del Piemonte orientale famoso, ancor oggi, per i produttori lanieri che hanno fatto, e continuano a fare, la storia “universale” della moda.
Forse, ci si stava accorgendo che la saggezza e la cultura pop andavano perdendosi nei meandri della “modernità” che procedeva spedita verso il futuro, con il drammatico rischio di cancellare pericolosamente, e per sempre, l’equilibrio sostenibile del sapere tradizionale.
Forse, l’autrice desiderava semplicemente raccogliere su carta miti e leggende tradizionali prima che si dissolvessero alla luce del futuro, perdendo irrimediabilmente quell’universo di storie fantastiche che si tramandavano nelle “veglie”, quando, durante le lunghe e rigide nottate invernali montane, le famiglie dei cantoni si riunivano nelle stalle per socializzare, per chiacchierare e lavorare insieme scaldati del fiato animale ed umano in attesa della primavera.
Forse,chi sa…
Certo è che questa preziosa pubblicazione è per i posteri un importante punto di riferimento per la conoscenza del patrimonio orale tradizionale del Biellese.
Virginia Majoli Faccio
“Un libro dunque vissuto, soave come un profumo, ingenuo ed originale come un albero di ciliegio alpestre carco di frutti…” (proemio, Emanuele Sella, p. 7)
Virginia Majoli Faccio, scrittrice biellese nota anche sotto l’ombra dell’esotico pseudonimo di Doretta S. Leo (nota I, p. 144), ha raccolto gli echi delle leggende fantastiche che di valle in valle, di bocca in bocca, si trasmettevano da genitori a figli. Un lavoro di recupero etnografico che, leggendolo oggi, ci fa sorridere per l’ingenuità della tradizione magico-misterica delle storie ma è uno straordinario patrimonio di “saperi” che ci permette di conoscere radici, economia, informazioni socio educative e culturali relative alla vita delle piccole comunità montane alla soglia della modernità contemporanea.
“Sono un libro d’arte che conquide la mente ed il cuore del lettore, ed ispecie, della lettrice, perché immerge chi legge in un clima mitico; perché tutti ne conduce in un mondo meraviglioso che costituisce l’antitesi della modernità e meccanicità del secolo nostro.” (proemio Emanuele Sella, p. 6)
Nell’ampollosa presentazione dell’esimio Sella – illustre famiglia biellese – traspare la visione maschilista dell’età del fascio, dice, infatti, che questo è un libro più adatto alla lievità femminea che, lontana dalla realtà futurista della “macchina”, si rifugia nel fantastico mondo domestico a lei tanto caro. Emanuela sembra “quasi” dimentico che, ormai da tempo, le donne biellesi erano in quotidiano contatto con le fabbriche e i macchinari tessili per buona parte della loro esistenza, e ne erano un “motore” imprescindibile. Il meraviglioso era a detta di Sella universo più incline alla sensibilità muliebre, non era forse stata una donna a trascrivere sapientemente quel mondo magico e meraviglioso, sospeso fra il misticismo e i retaggi di paganesimo ancestrale, di queste “ubertose vallate”…?
Il femminismo era oscurato da tempi cupi, ma non manca una piccola imbeccata d’orgoglio rosa della Faccio:
“Un poco ironica è la leggenda che ho appreso da un contadino di Lessona: ‘Non bisogna aver troppo fiducia delle donne – mi disse egli – specialmente quando ci fanno i complimenti: dicono una cosa e ne pensano un’altra’ (Ma no! Non è sempre così!).” (Non bisogna aver troppa fiducia nelle donne, novella inserita in Leggende del Regno del Meraviglioso, p. 142).
Invito all’antica canzone
“Invito all’antica canzone. Il Biellese rifulge nel campo delle sue leggende. Il regno del meraviglioso vive nel suo folclore. La sua profondità è abissale.” (Virginia Majoli-Faccio, prefazione, p. 11)
Con tutta l’enfasi dovuta all’affetto per la propria opera, la scrittrice esordisce descrivendo il suo lavoro organicamente suddiviso in tematiche – leggende mistico cristiane, a fondo storico, del regno del meraviglioso – per non perdere nessun elemento atavico del folklore territoriale. I lettori, infatti, incontreranno un panorama completo delle figure leggendarie dei monti: masche, le tremende streghe dei boschi, folletti, ninfe, satiri, demoni, angeli, uomini selvaggi, città sommerse, pastorelle, principesse, castelli, foreste e povere capanne, non manca nulla!
Queste brevi novelle antiche perpetuano gli insegnamenti morali e sociali del “popolino”. Sotto le pieghe delle brume fantastiche che oscuravano la realtà si imparavano le regole di comunità e si omaggiava Madre Terra, immensa dispensatrice di preziose risorse, alla quale si doveva portare rispetto e mistica reverenza.
A lei, Virginia Majoli Faccio, non si può non concedere eterna fiducia e immenso ringraziamento per aver dato alle stampe questo libro che ha permesso alla tradizione popolare di sopravvivere immortale. Sebbene di lei poco si sappia e poco si trovi, i suoi libri sul folklore locale, spesso relegati nelle librerie polverose dei nonni (ed in tutte le biblioteche biellesi n.d.a), sono ancor oggi un punto di riferimento essenziale per tutti coloro che vogliano tramandare, raccontare e far vivere il sapere tradizionale di questa piccola vallata del Piemonte Orientale.
– V. Majoli Faccio, “L’incantesimo della Mezzanotte” (Il Biellese nelle sue leggende), con proemio di Emanuele Sella dell’Accademia d’Italia, Milano 1940.