Sebastiano Ferrero. “Il Rinascimento a Biella”

Una mostra dedicata per far conoscere al grande pubblico le vesti del Rinascimento in provincia e la vivacità dei legami e delle relazioni degli uomini “nuovi” in una delle più fulgide età auree del nostro Paese

 

di Barbara Saccagno 

Il Rinascimento italiano è stato certamente “un’età dell’oro”.
Le citazioni sono superflue, a tutti il pensiero corre immediatamente ai grandi nomi scolpiti nell’Olimpo dell’eternità, ci fu, infatti, una fioritura straordinaria di anime geniali che resero il nostro paese culla di Cultura e d’Ingegno.
Non tutti, forse, sanno che questa potente energia creativa s’irraggiò anche nelle più lontane e secondarie pieghe delle nostre amate province italiane.

Pur in assenza del web, ci fu un grandissimo fermento di “rete” che favorì movimenti e scambi che germinarono in ogni anfratto. Così, pur dietro le quinte, emergono legami e connessioni ad ampio raggio che lasciano a bocca aperta per la loro complessità e per il valore che rivestirono nell’evoluzione socio politica e culturale del, e nel, tempo.

Certamente le tante “Stelle” che brillano di fama imperitura oscurano il luccichio provinciale che ha illuminato i territori più distanti dalle direttrici principali del Rinascimento, eppure, seppur con esiti meno fantasmagorici, quest’onda vibrante ha lasciato ovunque le sue tracce indelebili, i segni innovatori che hanno cambiato per sempre le “identità italiche”.

Biella, piccolo centro laniero correlato al Dna della Moda Italiana con le iniziali maiuscole, ha voluto raccontare il “suo” Rinascimento per svelare tracce e percorsi che l’hanno collegata ai grandi centri di potere grazie all’abilità politica e di “rete” di Sebastiano Ferrero. Un uomo che ha dato il suo “imprinting” architettonico ed artistico al cuore storico della città, ancora oggi ben individuabile nella conformazione urbana attuale.

La mostra “Il Rinascimento a Biella” ripercorre, infatti, gli intrecci territoriali ed architettonici di Sebastiano a Biella: dalla piana, la parte bassa della città, dove si erge il complesso religioso di San Sebastiano, ad imperitura memoria dei Ferrero, al “Piazzo”, l’altura sovrastante che accoglie il suo imponente palazzo, attorniato da altre dimore signorili, sino a seguire la mappatura dei suoi feudi a pochi chilometri di distanza – Gaglianico, Candelo, Benna, Masserano -. Da qui, traccia le direttrici delle connessioni internazionali che lo portarono lontano, senza mai sradicarlo completamente dalle sue radici biellesi.

Documenti, opere d’arte ed architetture commissionate da Sebastiano e famiglia sono i narratori vivaci di uno scorcio rinascimentale lungo un cinquantennio che svela l’identità di un piccolo centro attraverso le tracce genetiche delle famiglie aristocratiche che per secoli furono le protagoniste dello sviluppo territoriale locale.

Uomo d’affari rinascimentale
Intraprendenza, carisma, dialogo, abilità politica e diplomatica sono le principali doti di Sebastiano Ferrero, quelle che l’hanno portato a diventare un astuto mossiere nello scacchiere del potere nel panorama internazionale del suo tempo.
Muovendosi in una logica “glocal” ante litteram seppe conquistarsi un posto di primo piano nella grande Storia.

Sebastiano fu preziosa risorsa umana al fianco di tutti i potenti – dai Savoia al re di Francia, sino al Papa, collaborò con tutti! – senza mai spezzare il legame con i “suoi” luoghi d’origine.
Seppe scalare il “ranking” sociale accantonando ingenti fortune, tanto da prestar valuta pure al sovrano francese poco avvezzo a gestire le “casse” reali cum granu salis…

Ferrero era consapevole dell’importanza di coltivare relazioni politiche ad alto livello e di gestire con oculatezza il “nome di famiglia” per programmare un fulgido futuro alla sua stirpe.

Con sapienza “piazzò” i figli maschi a ricoprire ruoli chiave, sia in campo militare sia religioso, per garantire una solidità famigliare che varcasse i confini delle alture del Piazzo, il cuore medievale di Bugella, quelli che avrà di certo osservato dal suo maestoso palazzo signorile nei giorni limpidi.

Sebastiano e le donne di famiglia
La narrazione della Storia è da sempre contraddistinta dalla gesta maschili, sebbene sappiamo che i protagonisti non furono solo gli “uomini”.
Una logica di supremazia del cromosoma Y, del tutto errata ed imparziale, ha per secoli sottotaciuto il valore “femmineo” quale interprete “al pari” nell’evoluzione storica; fortunatamente, oggi, seppur ancora con reticenze, stanno emergendo le storie delle “donne” da inserire nei libri della Grande Storia, ridisegnando una visione molto diversa del cammino evolutivo che conosciamo.

La storia di Sebastiano è nota, ciò che è interessante sotto questo punto di vista, è sottolineare come si rapportò con le quote “rosa” di “casa”.
“Voci di corridoio” sostengono che Sebastiano fu marito leale ed innamorato della donna che prese in sposa, e che fu al suo fianco nel corso della sua ascesa: la nobile Tomena degli Avogrado di Cerrione, discendente da una famiglia illustre, altra grande protagonista, con quella dei Ferrero, delle vicende del Piemonte Orientale e non solo.
Che la ragion di “casato” si fosse intessuta a quella dell’intimità non è dato davvero di sapere, solo i diretti interessati potrebbero svelarcelo, ma c’è una traccia che incuriosisce: il suo testamento, visibile in mostra.

Naturalmente è un documento strategico dedicato a stabilire con chiarezza i ruoli e il peso dei suoi rampolli nella società, d’altronde non ci potremmo aspettare nulla di diverso, erano loro a portare in alto il blasone; la scrittura è quella tecnica notarile, che nulla di sentimentale lascia trapelare, però, un fil di luce trapassa incuriosendo l’attento lettore…

Questo pragmatico uomo, sospeso fra evo medio e rinascimento, nel definire il futuro dei “pargoli” non si dimenticò di assicuralo anche alle sue figliole.
Da buon pater familias le aveva già ben “sistemate” fra alcove aristocratiche e conventi di prestigio per dar lustro al casato, ma quando non ci fosse più stato come “proteggerle” da possibili intoppi vari ed eventuali?

Ed ecco che, a sorpresa, il padre, dopo i fratelli, si ricorda anche di loro: ad ognuna lascia in eredità una proprietà di famiglia, un porto sicuro dove tornare se ne dovessero sentire l’esigenza un domani. Chiariamo che la proprietà era un’assicurazione di vita serena ma non certo per dedicarsi a pratiche dissolute! C’erano l’onore e la buona reputazione da mantenere, sia ben chiaro!
Però, quello che è importante sottolineare è la scelta di lasciare alle figliole un “pezzettino” di proprietà ad uso personale nel caso in cui, in vedovanza, si sentissero “estranee” in casa del defunto marito, un “angolo” proprio per vivere onestamente, come “si conviene” alle caste vedovelle, il resto dei loro giorni terreni.

Naturalmente, in un documento scritto, si possono trovare infinite chiavi di lettura, tutte e nessuna possono definirsi valide. In assenza di un cospicuo e dettagliato riscontro integrato di tutte le fonti possibili del “diman non v’è certezza” su ciò che davvero intendeva, né quale valore intrinseco portavano con sé le sue scelte.
Molto si demanda all’interpretazione, più o meno libera a seconda dell’approfondimento dell’analisi e dall’approccio che si adotta, tutto ciò è indiscutibile.

Ma, mai quanto ora, è interessante sottolineare la volontà di un padre “all’antica” di proteggere il suo “gregge” famigliare, garantendo, seppure con gradi diversi d’importanza, non nascondiamocelo, un futuro solido e sereno a tutta la sua prole, femmine comprese. Un segnale che ci ricorda che dovremmo rivedere la Storia e rivalutare il ruolo ed il peso delle donne all’interno del focolare domestico e quali attrici “attive” nello sviluppo socio economico di ogni tempo.

Un Rinascimento a Biella tutto da scoprire…

Approfondimenti
“Il Rinascimento a Biella. Sebastiano Ferrero e i suoi figli. 1519 – 2019”
Biella (Bi)
19 Aprile – 18 Agosto 2019
Museo del Territorio, Palazzo Lamarmora – Palazzo Ferrero
A cura di Mauro Natale

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