Un’arcaica tradizione balcanica:
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La figura della burrnesh è ufficialmente riconosciuta dal diritto tradizionale di quei luoghi, il Kanun, che consente alle donne che scelgono lo stato di burrnesh di acquisire i doveri e buona parte dei diritti giuridici che tradizionalmente, nelle società patriarcali, vengono attribuiti alle figure maschili.La figura della burrnesh viene talvolta citata come esempio, nelle controversie sugli studi di genere, della differenza tra sesso e genere: infatti, pur restando geneticamente donna, viene di fatto le viene attribuito il genere maschile. Del resto per definirle si usa la parola burr (uomo) declinata al femminile.
Nella società albanese di un tempo, una donna non aveva il diritto di vivere da sola. Per farlo lo stesso, aveva in alcuni casi la possibilità di modificare il proprio status davanti alla gente del paese, sottoponendosi a una cerimonia – il “giuramento di conversione” – in presenza degli uomini più influenti del villaggio (in genere dodici uomini anziani). Durante la cerimonia, era prevista una vestizione e il taglio di capelli. Inoltre, la ragazza doveva fare voto di castità.
Si presuppone che in genere che la scelta di diventare burrnesh fosse dettata da necessità familiari legate alla scomparsa di un capofamiglia. In mancanza di un erede maschio la necessità di non disperdere il patrimonio poteva portare alcune donne ad assumere su di sè la responsabilità del ruolo maschile proprio attraverso il giuramento di conversione. Le ragioni per un cambio del genere potevano tuttavia essere molteplici:mancanza di figli maschi in famiglia;morte di componenti maschi in famiglia;rifiuto di un matrimonio da parte della ragazza;lesbismo non dichiarato.
Attualmente nelle aree interessate si contano pochi casi di burrneshe esistenti, ma in passato il fenomeno era più diffuso. La tradizione risale a circa sei secoli fa: è in fase di ritiro ed è oramai completamente estinta in Serbia. Anche se non è più praticata nei paesi di lingua albanese, vivono in quella zona ancora parecchie burrneshe anziane.
Approfondimenti
per saperne di più…
A queste “vergini giurate” la fotografa Paola Favoino ha dedicato il progetto Je burrneshe!, che è stato in mostra a Torino nel 2016, un lavoro che presentava una serie di foto e un cortometraggio realizzati dal 2010. Dopo numerosi viaggi in Albania, la Favoino è venuta a conoscenza di questa realtà e ha incontrato Gjin, la prima burrnesh, che oggi ha ottant’anni. Qui le donne si salutano dicendo “je burrneshe?”, “sei un uomo o sei una donna?”.
Gjin è stata la sua guida in un microcosmo in cui esistono donne che vivono come uomini, ma non sono uomini. “In alcuni casi mi ha attratto la loro maschera, così pesante che a uno sguardo attento quasi non reggeva”, racconta la fotografa. “In altri casi il tempo aveva fatto coincidere la persona con il personaggio”. Il racconto di una diversità socialmente accettata, che sSe per alcune è stato un sacrificio e per altre una scelta di libertà, quello che le accomuna è una solitudine inesorabile che non si può slegare dalla loro condizione.