di Sara Foti Sciavaliere
Benché la società kuwaitiana sia una delle più aperte tra quelle del Golfo, per i tradizionalisti persistono le consuetudini che vogliono una condotta di rigide restrizioni nei confronti dei movimenti delle loro parenti. Tuttavia questo mese di settembre 2020 vede fare un passo avanti: di fatto, alle donne in Kuwait è stato concesso il diritto di votare e di candidarsi alle cariche politiche nel 2005 e ora, dopo 15 anni e una lunga battaglia legale, vengono nominate e chiamate a prestare giuramento per la prima volta otto giudici donne alla Corte Suprema.
Il processo per il riconoscimento dei diritti femminili in Kuwait pare stia procedendo con passo sicuro: nel 2005 è stata nominata la prima ministra, nel 2009 sono state elette le prime donne parlamentari, nel 2019 è stata approvata per la prima volta una legge che punisce le violenze domestiche. Il cammino di certo è ancora lungo è salito, la cultura maschilista e talvolta misogina non si estirpa solo con le leggi ma con un cambio di mentalità e la sensibilizzazione di tutti e di ciascuno, però quello che è successo nei giorni scorsi con la nomina delle otto magistrate costituisce di certo una piccola vittoria.
Nelle settimane scorse, il procuratore generale del Kuwait, Dirar Al Asousi, ha nominato 54 nuovi giudici della Corte Suprema e, tra loro, per la prima volta compaiono appunto 8 professioniste: Sanabil Al Houti, Bashayer Al Raqdan, Rua’a Al Tabtabai, Bashayer Abduljalil, Fatima Abdulmimin, Lolwa Alghanim, Fatima al Farhan e Fatima Al Kandari. È comunque da specificare che, al momento, le donne sono ancora in “fase di prova” e opereranno come “osservate speciali” finché il loro lavoro non verrà valutato dal Consiglio superiore della magistratura e della Corte di Cassazione. Un chiaro un sintomo che i pregiudizi sono duri a morire, purtroppo! Ma si guarda però con ottimismo a un passo che può essere una svolta.
“Questi traguardi sono commoventi e crediamo di star facendo dei passi avanti per raggiungere il livello di parità dei sessi dei Paesi più avanzati” ha commentato Lulwa Saleh al-Mulla, a capo dell’Associazione Culturale e Sociale delle Donne. E ci auguriamo che il cammino prosegue a passo sostenuto e senza inciampi.