di Sara Foti Sciavaliere
Chiuse le presidenziale negli Stati Uniti d’America che hanno visto il candidato John Biden vincere sul sempre più contestato Donald Trump – che comunque non intende lasciare la scena senza trambusti, minacciando ricorsi per brogli sui voti e per l’irregolarità sui voti tramite mezzo postale –, i riflettori si accendono su un’altra figura: Kamala Harris. Sarà la prima vicepresidente donna, nera e asioamericana nella storia degli States, quando insieme a Biden varcherà ufficialmente la soglia della Casa Bianca il 20 gennaio 2021.
Un risultato che arriva cinquantacinque anni dopo che il Voting Rights Act rimosse le barriere che ostacolavano il voto degli afroamericani, trentasei anni dopo che la prima donna (Geraldine Ferraro) corse per la vicepresidenza e quattro anni dopo la sconfitta di Hillary contro Donald Trump. L’attuale senatrice democratica californiana sarà la donna che ha ricoperto la più alta carica politica negli USA, un onore che finora aveva la speaker della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi. «È la prima, ma non sarà l’ultima», ha twittato Emily’s List, la più grande organizzazione statunitense dedicata al reclutamento, alla formazione e al sostegno delle candidature delle donne democratiche a tutti i livelli.
Qualche notizia su Kamala Harris…
Kamala Harris, 55 anni, figlia di un padre economista giamaicano e di una madre biologa indiana, sposata con l’avvocato ebreo Doug Elmhoff, può essere considerata l’emblema dell’America multietnica. Tra il pubblico dei comizi drive-in in Florida spiccavano cartelli rosa e verdi, i colori simbolo dell’Alpha Kappa Alpha, storica «sorority» delle studentesse nere dell’Howard College, di cui fecero parte anche Maya Angelou e Rosa Parks: tali gruppi nascevano in America perché i neri venivano rifiutati da quelli dei bianchi.
La nuova numero due degli Stati Uniti d’America si era definita una «guerriera felice», un’”happy warrior” quando scese in campo per la nomination democratica alla presidenza, prima della pandemia. «Dobbiamo essere guerrieri felici, troppe cose causano ansia, depressione e rabbia». Quella battaglia la perse presto: si ritirò con pessimi sondaggi e fondi insufficienti, poi però Joe Biden l’ha scelta come vice, malgrado – in un dibattito – l’avesse accusato di aver ostacolato il programma per la de-segregazione dei neri dalle scuole, quando lei andava alle elementari.
Ha pesato anche la grande amicizia tra Kamala e Beau, il figlio di Joe morto di cancro, che una volta era procuratore statale come lei. La Harris è stata infatti il procuratore generale della California prima di ottenere il suo seggio al Senato degli Stati Uniti nel 2016 e si è guadagnata la reputazione di essere particolarmente dura sia dall’ufficio del procuratore generale che nei suoi interventi al Senato. Memorabile la sua reazione nello scontro in tv con Mike Pence, il vice di Trump, in cui rifiutò d’essere zittita («I’m speaking»).