di Redazione
Quando ormai un anno fa in tutto il mondo sono state introdurre le restrizioni per contenere il Coronavirus, non si prese in considerazione le conseguenze di una convivenza forzata per quelle donne (molte, troppe!) che subiscono violenza domestica ma una fondazione canadese femminista che lavora contro la violenza di genere propose “Signal For Help”, un gesto della mano per segnalare in modo semplice e silenzioso un abuso e chiedere aiuto, anche in presenza dell’aggressore.
Anche l’agenzia delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere è arrivata a riconoscere la gravità del fenomeno, parlando di “pandemia ombra” per spiegare l’intensificarsi di abusi fisici o psicologici subiti dalle donne: costrette a casa e a condividere costantemente lo spazio con i propri aggressori si vedono crescere le circostanze che possono compromettere ulteriormente l’incolumità delle donne, rendendo anche più difficile chiedere aiuto, e questo non solo perché con l’isolamento nelle case sono venute a mancare le relazioni sociali, ma anche perché la costante presenza del partner rende impossibile per le vittime le comunicazioni telefoniche.
“Signal For Help” ha conosciuto ampia diffusione soprattutto nella nuova fase di chiusura degli ultimi mesi con le varianti del Covid-19, ramificando la sua conoscenza a livello internazionale, come un linguaggio universalmente noto e comprensibile per un problema che è comune purtroppo alle donne di tutto il mondo. Così molti movimenti, associazioni e giornali sono tornati, anche in Italia, a spiegare di che cosa si tratta: pollice della mano piegato, quattro dita in alto e poi chiuse a pugno. Tutti dovremmo essere in grado di riconoscerlo per rispondere prontamente a un eventuale richiesta di soccorso.
In Italia l’ha rilanciato Giuditta Pasotto, fondatrice dell’associazione per genitori single Gengle.it, attraverso un video che sta diventando virale. «Questo semplice gesto silenzioso può salvare una vita e vi prego di diffonderlo, di impararlo e provare a riconoscerlo – dice Giuditta nel video – In giro per il mondo a causa del lockdown ci sono tanti casi di violenza domestica e dal Canada partita questa iniziativa molto lodevole, io come Giuditta Pasotto mi voglio fare portavoce di questo segnale in Italia, il gesto è molto semplice, è un piccolo gesto che deve essere conosciuto e si dovrà creare un protocollo per insegnare alle persone che vedono questo gesto a sapere cosa fare, la prima cosa da fare è chiamare il numero anti violenza 1522 o avvisare le autorità».
Eppure non tutti approvano questo strumento di denuncia, questa potenziale richiesta di soccorso , e proprio da parte di associazioni che lavorano con le vittime di violenza che lo giudicano inadeguato. Ad esempio Oria Gargano, presidente di BeFree cooperativa sociale contro tratta, violenze, discriminazioni, così commenta: «È evidente che chi pensa a un meccanismo simile non capisce che cos’è la violenza di genere, che di norma avviene nell’ambito della coppia e si sviluppa nella convivenza, in un crescendo. È inadeguato e pericoloso, perché continua a rappresentare le donne come delle stupide, che non sono capaci di fare niente se non un gesto con la mano, non si sa nemmeno rivolto a chi».
Tuttavia va considerata un’iniziativa di sensibilizzazione che può contribuire all’emersione del problema. Sono 14 le donne morte di femminicidio dall’inizio del 2021, un numero in aggiornamento costante purtroppo, senza contare le tantissime vittime di abusi domestici, prese a botte, soggette a violenza fisica e psicologica tra le mura di casa, rese incapaci di chiedere aiuto per paura. Un gesto semplice e muto, come Signal For Help, un segnale convenuto può trasformarsi in salvezza.